Festa dell’Inchinata a Tivoli: storia, origini e percorso

Festa dell’Inchinata, già il nome desta curiosità. È, con tutta probabilità, l’unica festa con questo nome in tutta Italia. E si svolge a Tivoli, a pochi passi da Roma. Cosa festeggiano il 14 e 15 di agosto i tiburtini? Come si svolge questa festa e come è nata? In questa breve guida cercheremo di dare risposta a tutte queste domande.

Iniziamo, intanto, raccontandovi una simpatica leggenda legata a questa festa.

Un’antica leggenda racconta che una vecchietta si nascose nella Chiesa di S. Maria Maggiore perché curiosa di ascoltare cosa si sarebbero dette le statue della Madonna delle Grazie e del SS. Salvatore, poste una di fronte all’altra, nella navata centrale durante la notte tra il 14 ed il 15 agosto. La leggenda narra che il giorno dopo la donna anziana era divenuta sordomuta non potendo così dire a nessuno il sacro colloquio tra Madre e Figlio!

Non conviene essere troppo curiosi!

La Festa dell’Inchinata: le origini

Conosciuta da tutti con il nome di ‘L’Inchinata’, deve questo nome al fatto che, alla fine della lunga processione, le immagini di Maria Santissima delle Grazie e del Santissimo Salvatore si scambiano reciprocamente tre inchini l‘una di fronte all‟altro.

Secondo alcuni storici, la processione dell’immagine del Salvatore rimonta la sua storia ai primi secoli dell’alto Medioevo (476 – 1000 d. C.). La processione imitava le antiche pompe o processioni dei romani.

Pare che la festa dell’Inchinata, oltre ad avere origini molto antiche, almeno inizialmente, fosse celebrata anche a Roma. Si pensa che Simplicio, filosofo e matematico bizantino, abbia donato due immagini, una a Tivoli, l’altra a Roma. Se così fosse allora si può ipotizzare che ai suoi giorni la festa fosse già in auge.

Sulle sue origini comunque, non c’è univocità: come si è detto, alcuni storici fanno risalire la festa a un lontano passato, altri, come il canonico Orazio Coccanari sono propensi a sostenere che siano stati i Francescani a portarla a Tivoli intorno al XIII sec. trasferendo dall’Umbria una cerimonia chiamata Rinchinata. In ultimo, per altri ancora, i frati avrebbero fatta propria una tradizione già presente.

Si deve aspettare sino al 1524 perché si legga di questa celebrazione in alcuni documenti. Probabilmente però le sue origini sono più antiche. Fatto interessante e che ci fa pensare che la Festa dell’Inchinata fosse già stata istituita prima del 1524, è la circostanza prevista nello statuto di Tivoli del 1305. Gli storici hanno scoperto traccia di un’ordinanza secondo la quale la sera del 14 agosto, veniva fatto divieto di suonare la campana del Comune per il coprifuoco, in quanto veniva permesso a tutti i cittadini di girare liberamente per la città.

La Festa dell’Inchinata

Il vero protagonista di questo evento è il Salvatore, in particolare la sua immagine. Conservata nel Duomo di Tivoli per tutto l’anno, il 14 agosto, la sera precedente la festa dell’Assunta (15 agosto), viene portata in processione per le vie della città. Il viaggio è lungo e il percorso già deciso.

La prima tappa è lungo il Ponte Gregoriano per la benedizione delle acque dell’Aniene, fiume che è stato la benedizione ma anche la maledizione per la cittadina di Tivoli. Più volte era tracimato portandosi via fette di abitazioni e persone. Sul Ponte, durante il peregrinaggio viene gettato un lume, segno della luce ricevuta credendo in Dio. Da Ponte Gregoriano ci si sposta all’ospedale. Qui il priore della Confraternita del Salvatore bacia la soglia del luogo di dolore ed il cappellano dell’ospedale, con un catino, lava simbolicamente i piedi del Pellegrino.

La processione continua sino ad arrivare alla piazza di fronte alla chiesa di S. Maria Maggiore dove, nel contempo, si è avviata un’altra processione recante la macchina della Madonna delle Grazie. Le due immagini vengono posizionate una di fronte all’altra e, sotto due archi di mortella, s’inchinano reciprocamente; poi l’entrata in chiesa da parte delle due statue e la messa in posizione, una di fronte all’altra, nella navata centrale per tutta la notte per permettere a Madre e Figlio di parlarsi.

L’indomani, la mattina del 15 agosto, le due icone si inchinano un’ultima volta prima di essere risistemate dentro le reciproche chiese: nella chiesa di Santa Maria Maggiore, la Madonna delle Grazie, mentre nel Duomo l’immagine del Santissimo Salvatore. La processione dell’immagine del Salvatore mantiene la sua solennità data dal fatto che in testa alla processione troviamo le Università delle arti e dei mestieri (ortolani, pozzolanari, agrari, falegnami, calzolai e sarti) a cui fanno seguito le confraternite cittadine.

Grande coinvolgimento da parte del popolo tiburtino a questa Festa unica nel suo genere… un consiglio però desideriamo darvelo: non siate troppo curiosi di sapere cosa si diranno quest’anno le due immagini o potreste fare la fine della vecchietta della leggenda!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *